sabato 18 luglio 2009

Chi sono io?


Avevo 8 o 9 anni quando per la prima volta sonon stata turbata da Palazzeschi. Mia madre mi metteva le sue poesie in mano ed io ripetevo suoni divertendomi.

Avevo 8 o 9 anni quando misi per la prima volta una lente davanti al mio cuore e mi sentii Il saltimbanco dell'anima mia.

Adesso ho 23 anni e continuo a chiedermi chi sono io?

Cercando foto a caso su google mi sono trovata: corsia n°5

Bisogni fisiologici

La stanchezza degli occhi rifletteva la sua stanchezza fisicca. Ma non poteva mostrare la sua stanchezza, il suo lavoro glielo impediva.Quanto lo odiava, il suo lavoro. Si sentiva quasi come una mignotta. Ma non era stata capace di trovar altro. Certe volte pensava che non avrebbe mai e poi mai dovuto spiccare il volo dal nido, non avrebbe mai dovuto cambiare città. O meglio non si sarebbe mai dovuta spostare dal paese alla città.Si sentiva pesante. Il caldo torrido, l'aria immobile, la staticità dell'aria e del suo lavoro la uccidevano. Tutto era fermo e questo le provocava stanchezza.Forse si sarebbe dovuta impegnare di più nello studio.Forse si sarebbe dovuta impegnare di più nell'amore.Forse si sarebbe dovuta impegnare di più nel non fare cazzate.Ma quello era e quello sarebbe stato.Lei era un piatto, un bel piatto da portata. Chiunque poteva usarla, lei si offriva immobile, statica ai clienti del ristorante giapponese più in voga della città. Quello era il suo lavoro: veniva apparecchiata e le persone mangiavano da lei. E lei dal tavolo osservava ferma il mondo, la vita scorrere. Sembrava che tutti vivessero vite iper-super-mega movimentate. Da quella sua posizione aveva potuto osservare tantissime situazioni, tantissime persone. Sembrava una tirocinante di medicina che osserva le operazioni dei medici, lei osservava la vita di coloro che vivevano. E, come il tirocinante, non sapeva se e quando avrebbe agito lei.Certe volte non ne poteva più, altre chiudeva gli occhi e si lasciava mangiare addosso: c'erano quelli che avevano poco appetito, quelli che erano vorarci, i timidi, gli spudorati, i violenti, i delicati, quelli che si vergognavano e lei, nonostante tutto, rimaneva ferma.L'unica cosa che la faceva sentir non-ferma era dormire. Nei sogni notava un movimento. Era bellissimo per lei, era come se tutto, compresa lei, fosse in movimento.Certe volte si addormentava a lavoro mentre tutto il mondo le mangiava addosso. Avrebbe tanto voluto sognare per sempre...

Quando 2 giorni dopo Berta, la sua collega di tavolo, lesse il trafiletto sul giornale nella cronaca nera cittadina non si stupì più di tanto. La sua collega aveva ingerito troppi sonniferi. Pensò per qualche secondo. In fondo non ci aveva parlato si e no 3 volte. No, non sentiva niente per questa perdita. Tò guarda hanno aperto un nuovo salone di bellezza...

Oggi il clown si è risvegliato

Ogni tanto un clown nasce nel mondo.
E' una lieta novella. Finalmente il buffone è arrivato. Il mondo può cantare, ridere e scherzare: adesso esiste una persona leggera che lo aiuterà a prendere con leggerezza se stesso.
Ogni tanto un clown si addormenta.
E' una triste novella. E' stanco di essere deriso, di sapere di non contare. E' stanco. Non vuole più vedere quello che lo circonda e perché ciò che lo circonda ride di lui.
Ogni tanto un clown si risveglia.
Infondo essere clown significa dare agli altri anche se gli altri non lo prenderanno mai sul serio.