martedì 1 settembre 2009

Vaneggiamenti


I biscotti al cioccolato impastano la bocca.
Se li mangi "a secco" poi ti viene voglia di bere... e allora giù acqua a sfare
E' sempre così: biscotti troppo secchi che rendono secca la bocca.
E' tutta una questione di secchezza... ovunque, in qualsiasi posto del globo, dell'Anima.
Odio essere secco.
Mi pare quasi d'essere vuoto... bah, sarà una banale associazione libera culinaria... dalla cucina al cervello. Che poi il cervello si magna anche!
E allora il passaggio è veloce, repentino, immediato. Tutto si secca.
La mia bocca, il mio cervello non-mangiabile ma divorabile.
Non ho mai avuto una ragazza. Mi sono sempre trovato a disagio con quell'altro sesso fantomatico... bah, sarà un banale problema comportamentale dovuto allo strano rapporto con mia madre.
Un giorno camminando per strada vidi una ragazza molto bella, mi colpì, mi catturò lo sguardo... io le sorrisi e lei mi sorrise... forse ho anche le palle secche perché mi mancano sempre. Sì, è così, è una questione di secchezza e poi che importa se ho il ventre gonfio e lardoso... infondo anche se si muove è secco. E' secco d'essere.
La mia vita si può riassumere in poche parole: sai, non avendo una donna ho poco da fare.
Anche la mia igiene personale è scarsa... certe volte mentre sto seduto al computer mi sento puzzare. Dormo molto ma non abbastanza. Le donne,mi pare, usano delle creme contro le occhiaie... forse le dovrei usare. Ma cosa vuoi che faccia? Credi che alla fine mi noteranno?
Secondo te potrei fare l'attore?
Boh non lo so sono stanco del mio lavoro in comune come perito di sto cazzo... alle donne piace molto l'uomo attore. Ma la piattezza-secchezza della mia esistenza forse mi renderebbe impossibile realizzare altre esistenze, altre vite.
Bah,boh, mah... certe volte è tutto assurdo e vuoto, vuoto e assurdo. Io sto qui, qua e certe volte anche in quel luogo là ma nessuno sa che sono qui, qua e certe volte anche là.
Si va avanti e indietro, indietro e avanti. Si va va va va va va va... questa la vita moderna.
Vita piuttosto secca direi!!
Ma come non capisci quello che sto dicendo?
Sto semplicemente spiegando stupido medico perché quest'operazione è importante!!! Voglio una liposuzione e la voglio ora!! Secchezza per dio! secchezza!

sabato 15 agosto 2009

Hollywood


Osservava dalla finestra.
La strada brulicava di persone. I tavolini dei bar erano pieni di voci. Vedeva indaffarati camerieri portare caffè, bibite e conti a clienti distratti.
I maestosi alberi riparavano la moltitudine dalla calura estiva.
Osservava tutto questo come un Dio che osserva immobile coloro che domina. Il sole le riscaldava il viso. Il suo vecchio viso segnato dall'esperienza e dalle notti insonni.
Era piacevole tutto questo. Si alzò e si diresse verso la scrivania. Aprì la cassaforte nascosta e tirò fuori una coroncina di sfavillanti brillanti. Con delicatezza se la pose sui morbidi capelli bianchi e si rimise sulla sua comoda poltrona di pelle.
Per strada c'era una bambina che giocava. Sembrava uscita da un altro tempo, da un altro luogo.
Una bella bambina bionda, con un delicato caschetto dorato. Indossava un bellissimo vestitino bianco con dei graziosissimi fiori azzurri. Saltava energica la corda e ad ogni salto la frangetta si muoveva tutta come se volesse scoprire totalmente il bel viso. Un tempo anche lei era stata una bella bambina bionda, poi una bella ragazza bionda, poi una bella donna bionda, talmente bella che vinse quella bella coroncina che ogni giorno poneva sulla sua testa per ricordarsi che non era sempre stata un legno vecchio.
Distolse lo sguardo dalla dolce bambina saltellante.
Sedute ad un tavolino c'erano due ragazze: una bruna e una castana chiara/biondastra. La ragazza scura parlava senza sosta e l'altra l'osservava ammirata. Sembrava che la seconda ragazza stimasse totamente la prima ma i suoi occhi inspiegabilmente velati: come se un velo la coprisse da tutto e tutti.
Sembrava la sua vita.... sembrava che quella finestra le stesse riproponendo pezzo per pezzo la sua vita. Il rapporto con sua sorella, i suoi litigi con i suoi amici, i pedinamenti, la violenza, l'amore, il tradimento, l'ingiustizia del sentirsi diversa, il puntare tutto sulla sua bellezza.
La bellezza morta e sepolta.
Si diresse verso il bagno e mentre stava seduta sul bordo della vasca si mise un fiammante smalto rosso ciliegia.
How could it hurt you when it looks so good?
Tornò alla finestra.
Adesso tutto era diverso.
La bambina era caduta saltando e stava piangendo.
Una delle due ragazze urlava come una pazza e l'altra piangeva.
La coppietta che prima si stava baciando litigava.
Un'ambulanza arrivò a sirena spiegata.
Una donna anziana si era sentita male e veniva portata frettolosamente via.
Lei aveva la coroncina e lo smalto... mancava qualcosa?
c'era qualcosa che non andava?
Aveva bisogno di qualcos'altro?
No oggi sarebbe andata dal chirurgo e la sua bellezza sarebbe resuscitata.
E tutto sarebbe tornato come prima e forse sarebbe potuta riuscire a ripartire da zero e andarsene.

There's something in the air in Hollywood
I tried to leave it but I never could.

mercoledì 5 agosto 2009

Elucubrazione notturna


Le nostre colpe vanno espiate.

La 3ª legge di Newton (se mi ricordo bene) afferma che: "le forze si presentano sempre a coppie. Se un oggetto A esercita una forza F su un oggetto B, allora l'oggetto B eserciterà sull'oggetto A una forza -F uguale e contraria". Ovvero: "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria".
A questo punto tremo e aspetto la reazione.
Non smetto di leggere, di riaggiornare pagine web e attendo l'implacabile reazione.
Cerco di scrivere per espiare la colpa(o meglio in questo caso le colpe).
Oggi veramente non ha nessun senso quello che scrivo poiché non riesco a guardarmi con lucidità. Veneggio parole, frasi. Tutto non ha più senso. E non capisco le mie azioni passate.
Non ne trovo la causa.
Ho già dimenticato tutto. Quel tutto così effimero e vuoto che effettivamente non aveva senso.
Solo adesso me ne accorgo.
Ma adesso nonostante io abbia capito(finalmente) devo aspettarmi la reazione.
Non posso giudicare o comportarmi come vorrei. Non posso perché le mie azioni hanno avuto un peso in tutto questo.
Mi rileggo e capisco: le mie sono le parole di una povera pazza disperatamente sola che sa di averti perso per sempre.

sabato 18 luglio 2009

Chi sono io?


Avevo 8 o 9 anni quando per la prima volta sonon stata turbata da Palazzeschi. Mia madre mi metteva le sue poesie in mano ed io ripetevo suoni divertendomi.

Avevo 8 o 9 anni quando misi per la prima volta una lente davanti al mio cuore e mi sentii Il saltimbanco dell'anima mia.

Adesso ho 23 anni e continuo a chiedermi chi sono io?

Cercando foto a caso su google mi sono trovata: corsia n°5

Bisogni fisiologici

La stanchezza degli occhi rifletteva la sua stanchezza fisicca. Ma non poteva mostrare la sua stanchezza, il suo lavoro glielo impediva.Quanto lo odiava, il suo lavoro. Si sentiva quasi come una mignotta. Ma non era stata capace di trovar altro. Certe volte pensava che non avrebbe mai e poi mai dovuto spiccare il volo dal nido, non avrebbe mai dovuto cambiare città. O meglio non si sarebbe mai dovuta spostare dal paese alla città.Si sentiva pesante. Il caldo torrido, l'aria immobile, la staticità dell'aria e del suo lavoro la uccidevano. Tutto era fermo e questo le provocava stanchezza.Forse si sarebbe dovuta impegnare di più nello studio.Forse si sarebbe dovuta impegnare di più nell'amore.Forse si sarebbe dovuta impegnare di più nel non fare cazzate.Ma quello era e quello sarebbe stato.Lei era un piatto, un bel piatto da portata. Chiunque poteva usarla, lei si offriva immobile, statica ai clienti del ristorante giapponese più in voga della città. Quello era il suo lavoro: veniva apparecchiata e le persone mangiavano da lei. E lei dal tavolo osservava ferma il mondo, la vita scorrere. Sembrava che tutti vivessero vite iper-super-mega movimentate. Da quella sua posizione aveva potuto osservare tantissime situazioni, tantissime persone. Sembrava una tirocinante di medicina che osserva le operazioni dei medici, lei osservava la vita di coloro che vivevano. E, come il tirocinante, non sapeva se e quando avrebbe agito lei.Certe volte non ne poteva più, altre chiudeva gli occhi e si lasciava mangiare addosso: c'erano quelli che avevano poco appetito, quelli che erano vorarci, i timidi, gli spudorati, i violenti, i delicati, quelli che si vergognavano e lei, nonostante tutto, rimaneva ferma.L'unica cosa che la faceva sentir non-ferma era dormire. Nei sogni notava un movimento. Era bellissimo per lei, era come se tutto, compresa lei, fosse in movimento.Certe volte si addormentava a lavoro mentre tutto il mondo le mangiava addosso. Avrebbe tanto voluto sognare per sempre...

Quando 2 giorni dopo Berta, la sua collega di tavolo, lesse il trafiletto sul giornale nella cronaca nera cittadina non si stupì più di tanto. La sua collega aveva ingerito troppi sonniferi. Pensò per qualche secondo. In fondo non ci aveva parlato si e no 3 volte. No, non sentiva niente per questa perdita. Tò guarda hanno aperto un nuovo salone di bellezza...

Oggi il clown si è risvegliato

Ogni tanto un clown nasce nel mondo.
E' una lieta novella. Finalmente il buffone è arrivato. Il mondo può cantare, ridere e scherzare: adesso esiste una persona leggera che lo aiuterà a prendere con leggerezza se stesso.
Ogni tanto un clown si addormenta.
E' una triste novella. E' stanco di essere deriso, di sapere di non contare. E' stanco. Non vuole più vedere quello che lo circonda e perché ciò che lo circonda ride di lui.
Ogni tanto un clown si risveglia.
Infondo essere clown significa dare agli altri anche se gli altri non lo prenderanno mai sul serio.

mercoledì 3 giugno 2009

Sfogo inutile e insensato (1996-2009)

non riesco a non pensare e questo mi butta giù, come ogni anno, come ogni giugno, come sempre.
sono una bambina del cavolo che si rifiuta di ascoltare, che punta i piedi, che urla e si dispera senza alcun motivo.
e più penso a me stessa più combino stupidi casini di merda.
oggi va così, oggi sfogo, oggi esplodo, oggi piango.
e pensando a me stessa non vedo quello che succede vicino a me. Non ascolto più né i consigli né i problemi delle persone che mi stanno vicino.
e allora che senso ha tutto questo? perché mi faccio male da sola? perché cerco di attirare l'attenzione di me stessa facendomi del male o facendo del male alle persone che stanno vicino.
ferisco e mi ferisco.
uccido e mi uccido.
mi manca il coraggio.
non riesco a perdonare me stessa e di conseguenza non riesco a farmi perdonare.
tocco il fondo in continuazione ma su quel fondo mi ci butto da sola.
tutto questo non ha senso.
tutto questo è ritornare bambina... quella bambina che in preda agli incubi notturni si addormentava sulla poltrona di pelle che si trovava in sala in collo al proprio padre.
Essere bambina mi conviene. La vana speranza di essere riconosciuta come quella che ero: colei che vessava la sua sorellina, colei che passava ore creando favole per il suo teatrino, colei che amava la Storia e le storie e che adesso si attacca morbosamente a quelle storie.
Il ritorno.
Il ritorno del passato.
Il passato ritorna.
Brucia in me qualcosa che cerco di sopprimere.
Corro invocando la salvezza. Ma vicino a me ci sono solo parate di sicurezza e il mio essere così fragile viene buttato tra le braci ardenti.
Oramai posso solo sperare in un cambiamento repentino di vento, di vela.
Ero tra la gente. Sono tra la gente.
e allora perché me ne dimentico?
Dove è l'inganno?
Prossimo approdo... altre cicatrici.

martedì 2 giugno 2009

Pierpaolo vicino a me

Ballata delle madri
Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate, a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?
Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.
Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d'amore,
se non d'un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.
Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l'antico, vergognoso segreto
d'accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.
Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!
Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
- nel vostro odio - addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
E' così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.

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I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I
Il cursore(?) lampeggia nel monitor. Aspetta insaziabile le mie parole, i miei inutili pensieri morti.
Continua a lampeggiare.
I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I
E' inutile scrivere cosa sto provando perché non provo niente.
Sono vuota, superficiale, oca giuliva. Il mio cervello morì alla nascita a causa di un trauma, non ben specificato, che ho subito mentre dilaniavo con la testa la vagina di mia madre.
Non si può pretendere che un cervello morto scriva, pensi, ragioni, esprima foni non gutturali.
Almeno io ho la decenza di non nascondere il mio handicap.

Stupidità quando la riconosci denunciala!

sabato 30 maggio 2009

Caos Verbale

Un sistema dinamico si dice caotico se presenta le seguenti caratteristiche:
  1. Sensibilità alle condizioni iniziali
  2. Imprevedibilità o non-determinismo
  3. Le Orbite nello ' spazio delle fasi ' restano comunque tutte confinate in un certo spazio, cioè il sistema non evolve verso l'infinito per nessuna variabile
E un sistema verbale quando si dice caotico?
  1. Sensibilità alle condizioni iniziali, ovvero quando la condizione psicologica di un parlante all'inizio del discorso influisce su quest'ultimo
  2. Imprevedibilità o non determinismo, ovvero quando il discorso non si sa dove vada a parare
  3. Le onde del discorso rimangono confinate in uno spazio, ovvero la futilità

Di tutto ciò io sono maestra e di tutto ciò ne vado fiera

venerdì 29 maggio 2009

Nemo propheta in patria

Luca 4,24

Ma egli disse: «In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria.

Ogni persona è un profeta, profeta di una religione tutta sua. La nostra individualità ci porta ad essere profeti di noi stessi.

Camminando per la mia terra odo augelli far festa, odo il fringuellare dolce, odo il rimbombare rimbombante del motore scoppiettante. Gli odori della città industriale penetrano duri nel mio naso, mentre gli odori tenui del campo timidamente entrano chiedendo permesso. Cammino pensando a me, alla mia religione, alla religione dell'Io.

A testa alta cammino sapendo quella che sono. Nella mia terra c'è un angolo destinato a me.

I profeti di una religione non sono accettati in patria...

lunedì 25 maggio 2009

Il mattino

Drin drin. Spengere la sveglia, alarsi dal letto, mettersi le pantofole, dirigersi verso la porta di camera, aprire la porta della camera, entrare nel corridoio, accendere la luce, andare in bagno, andare in cucina, mettere il latte sul fuoco, prendere i biscotti, fare colazione, lavare le tazze, tornare in bagno, andare in camera a vestirsi, preparare la borsa(Libri, penne, quaderni, portafoglio, cellulare, fazzoletti, burro di cacao, chiavi di casa), uscire dalla camera, chiuderla a chiave, percorrere il corridoio, chiudere la porta di casa, fare le scale, uscire dal palazzo, camminare verso la metro ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Azioni che per me non hanno più uno scopo.
Agisco senza pensare.
Semplicemente agisco

L'anello

Il metallo corrode la pelle, la scava, la penetra. E alla fine diviene tutto uno con la carne stessa.
Non riesco a vedere la mia mano senza il metallo che caldo l'ha protetta e amata fino ad ora.
Alla mia mano mancherebbe il freddo metallo caldo... il metallo le è amico? il metallo racconta favole?
La mano non sa nulla di tutto questo... sa solo che sentirebbe la sofferenza della mancanza.
E vigliacca continua a causare sofferenze inaudite.

lunedì 18 maggio 2009

Il linguaggio

Lungo il mio corpo la tua mano scorre, insaziabile. La tua mano sempre più desiderosa mi accarezza ed io mi lascio trascinare da questa emozione. Il mio corpo asseconda la tua mano e ti rinvia un feedback rapido e veloce.
La teoria di Jakobson si può applicare anche a noi.
Emittente-Ricevente
Contesto-codice
La teoria è applicabile a noi.
La tua mano continua a scorrere su di me e io penso a Jakobson.

lunedì 13 aprile 2009

Sorelle

Scusa se urlo, scusa se alzo le mani, scusa se ti ferisco.
Non la smetto più di chiederti scusa.
E tu quando chiederai scusa al mio naso sanguinante?
E tu quando chiederai scusa per le tue risate sulle mie lacrime?
Io mi posso anche buttare per terra, strapparmi i capelli e chiederti scusa... ma tu punto e a capo ricominci con l'ascia.
Squarci il cielo e butti tutto sul fuoco infecondo.
Il sangue ci unisce,il sangue ci separa... e allora cosa ci rende sorelle?
Continua a giocare con la mia carne, rigira il coltello, continua a farmi piangere... l'essere simile non significa essere uguale.
Ma continuiamo a lottare per cosa?

Non voglio che nessuno sappia

Non voglio che nessuno sappia che io sia esistita.
Non voglio che nessuno sappia che riesco a comporre una frase SVO.
Non voglio che nessuno sappia che sotto questa corazza c'è un'esistenza diversa.
Non voglio che nessuno sappia che spesso e volentieri quest'esistenza diversa piange nel silenzio della gioiosa solitudine di plexiglas.

venerdì 27 marzo 2009

Certe volte penso di non essere capace ad esprimermi, e forse è un po' vero.
Certe volte penso di non arrivare al tuo cuore, e forse è un po' vero.
Non ho la tua intelligenza. Scrivo di getto, senza pensare. Parlo di getto, senza pensare.
Non arrivo alle cose, arrivo solo dove voglio arrivare e sicuramente non arrivo mai alla fine del percorso.
Quanto fa male la fine del percorso. Non capisco un cazzo e scrivo per te... nella vana speranza che scrivendo prima o poi io riesca ad arrivare a te, o riesca ad arrivare a me, o riesca ad arrivare a noi.
Tanto non sono capace.
Ma di cosa sono capace... scrivere come Palazzeschi e domandarsi chi sono io?
Sono veramente
Il saltimbanco dell'anima mia e lo posso capire anche senza la lente davanti al mio cuore... a ridere,ecco a cosa sono capace.
Tanto è inutile... tutto è inutile perché appunto sono incapace di fare tutto.
Non scrivo più inutilità e ritorno al sangue, unica cosa che riesco a far sgorgare dalla mia anima.

giovedì 19 marzo 2009

Nella fredda staticità di una sala informatica penso a quanto sarebbe bello
ritiro la mano
smetto di stringere forte

Nella fredda staticità di una sala informatica penso che io sia bastarda.

mercoledì 18 marzo 2009

Acqua-Sangue

E' facile far sgorgare il sangue. Non è come l'acqua.
L'acqua va ricercata, stanata. E' un lavoro complesso e lungo, trovare l'acqua.
Ma il sangue è un altro discorso.
A me piace assaporarlo, tenerlo in bocca.Sentire la mia vita in bocca. Certe volte vorrei tagliarmi profondamente solo per poter ammirare il fiotto di sangue.
Oggi però è successa una cosa molto simile ma non così esaltante.Oggi ha fatto male,oggi.
Oggi è stato dolorosa, oggi.
Oggi ti ho fatto sgorgare il tuo sangue.
E anche se non ti vedevo sentivo le tue parole rosse spargersi... oggi vorrei provare sulla mia pelle quello che ti sto facendo passare.
Magari poi